Contenuto sponsorizzato

Affitti alti, ricambio generazionale assente e competizione con l'online: in Trentino sempre meno negozi, in 13 anni chiuse oltre 760 attività. Ecco cosa sta accadendo  

Una crisi che non si ferma. Sono ormai diversi i negozi storici di Trento che in questi anni hanno chiuso definitivamente. "C'è una questione generazionale" spiega Mauro Paissan a il Dolomiti: "La situazione difficile ha fatto perdere l'entusiasmo"

Di GF - 19 aprile 2024 - 15:44

TRENTO. “La crisi che stiamo affrontando è drammatica. Va avanti da ormai diversi anni ed è causata da più fattori che hanno portato ad una fragilità importante l'intero sistema”. A dirlo è stato Mauro Paissan, presidente di Confesercenti in Trentino

 

Nel corso degli ultimi anni il boom dell’e-commerce non ha certamente aiutato le botteghe tradizionali. E non è stato minore l’effetto “desertificazione” dei centri storici, sempre meno popolati.

 

I DATI IN TRENTINO

In base all’elaborazione dei dati del Registro delle imprese, curata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio, tra il 2010 e il 2023, in Trentino, il settore del commercio al dettaglio in sede fissa perde 764 unità. In termini assoluti, si passa dai 5.997 negozi del 2010 ai 5.233 di fine 2023.

Se consideriamo la base annua, si registra un calo di 134 esercizi nel 2023. In provincia di Trento, a fine 2022, le attività commerciali erano 5.367.
 

Le comunità di valle più colpite risultano essere la Valle di Fiemme (-22,4% negozi in 13 anni), la Valsugana e Tesino (-21,2%), le Giudicarie (-19,4%) e la Val di Non (-18,6%), mentre la Rotaliana, la Paganella e l’Alto Garda e Ledro esprimono una maggiore capacità di tenuta.


I due comuni di Trento e Rovereto, considerati insieme, ospitano il 28,6% degli esercizi commerciali in sede fissa dell’intera provincia e il 34,9% della superficie di vendita. In linea di massima, però, il peso del comune capoluogo è circa 2,5 volte quello del comune di Rovereto con 1.665 negozi per 221.232 metri quadrati di superficie di vendita, contro i 639 negozi per 97.898 metri quadrati del maggiore comune lagarino. Seguono Riva del Garda con 427 esercizi, per una superficie di vendita complessiva di 40.844 metri quadrati , e Pergine Valsugana con 298 unità commerciali e una superficie di vendita di 37.441 metri quadrati.

Se poi si considera la specializzazione dell’attività di vendita degli esercizi commerciali distribuiti sul suolo provinciale, dal 2010 alla fine del 2023 si registra un calo significativo degli esercizi al dettaglio di articoli di abbigliamento (-127 unità dal 2010), di ferramenta-vernici-vetro piano e materiali da costruzioni (-103), prodotti tessili (-90) e di giornali-articoli di cancelleria (-85). In controtendenza, invece, i negozi dediti alla vendita di medicinali (+43 unità), di altri prodotti alimentari in esercizi specializzati (+34) e di articoli medicali e ortopedici (+27).

Sul fronte dell’occupazione, se si considerano i lavoratori delle unità locali ubicate in provincia, si riscontra che il commercio al dettaglio offre lavoro a 15.807 addetti, mentre il commercio all’ingrosso ne assorbe complessivamente 6.955.

 

CONFESERCENTI: "MANCA IL RICAMBIO GENERAZIONALE E GLI AFFITTI SONO ALTI"

“La crisi del commercio – spiega Paissan – la vediamo da tempo. C'è una questione legata alla fatica come attività, nel commercio in sede fissa ma anche in sede ambulante. Abbiamo poi le competizioni con i negozi online”.

 

Tutti elementi che vanno a stritolare le piccole attività ma anche le grosse catene che non riescono a ottenere quei ricavi necessari per andare avanti. Di certo a pesare non poco solo gli affitti. 

 

“Oltre a tutto questo – spiega ancora il presidente di Confesercenti – c'è la questione generazionale”. Un aspetto, quest'ultimo, che si sta facendo sentire soprattutto per quei negozi  del centro storico che non hanno nessuno che possa portare avanti la propria attività.  

 

Le famiglie che hanno un negozio stanno facendo fatica a trovare qualcuno che possa portare avanti la tradizione. Quello che manca, purtroppo, è il passaggio generazionale. Abbiamo già assistito a diverse botteghe storiche del centro di Trento che hanno fatto la storia della città e che hanno 40, 50 o più anni ma che sono state costrette ad abbassare le serrande. Non c'è entusiasmo che arriva dai figli”.

 

Una situazione preoccupante per la quale Confesercenti, assieme agli altri protagonisti del mondo economico, sta cercando di trovare una soluzione.   “Il commercio ha dei problemi sotto gli occhi di tutti – continua Mauro Paissan -  e stiamo provando a lavorare a livello politico per mettere in campo delle soluzioni. L'auspicio è che possano arrivare il prima possibile”.  

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Cronaca
26 gennaio - 06:00
Oggi la maggior parte delle persone che si rivolgono al Serd hanno problemi con l’eroina. Al secondo posto c’è la cocaina. Sono tre le [...]
Cronaca
25 gennaio - 21:23
Nel 2010 Marco Cavorso ha perso il figlio Tommaso, travolto e ucciso da un furgone che aveva superato un altro mezzo, nonostante il divieto di [...]
Politica
25 gennaio - 20:21
Il Patt "crede" ancora in Giacca (che ha già detto "no, no e ancora no"), la Lega ormai ha solamente nomi politici, ma entrambi non sono convinti [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato